Il 24 marzo 1999, poco dopo le ore 20, iniziarono i bombardamenti NATO colpendo i primi obiettivi serbi a Pristina, Pogdorica, Novi Sad e alla periferia di Belgrado.
Cominciò così la guerra del Kosovo per fermare la pulizia etnica praticata dal regime di Slobodan MiloseviC nella regione a maggioranza albanese. Per la seconda volta dal 1945, la prima era stata la guerra del Golfo nel 1991, l’Italia partecipò con i propri mezzi e truppe ad un’operazione militare offensiva.
Nei primi giorni di aprile, una delegazione del comune di Ferrara con il presidente dell’ARCI locale, decisero di partire per Novi Sad, città gemellata con il comune, per portare la propria solidarietà e cercare di intraprendere con la municipalità di Novi Sad varie iniziative di pace.
Arrivarono a Novi Sad, dopo circa un’ora di auto, percorrendo la superstrada che collega Belgrado all’Ungheria. La sera del giorno dopo il loro arrivo sentirono un enorme boato che fece tremare i vetri della finestra dell’albergo. I bombardamenti della NATO erano ripresi, e il ponte Nuovo, poco distante dal centro città, era stato colpito e distrutto.
L’indomani, la delegazione si recò nei pressi del ponte. Decine di persone si erano ritrovate per quello che sembrava di essere un pellegrinaggio silenzioso. Si recavano a vedere quel che restava dell’ultimo grande ponte che collegava la parte ovest dall’est della città.
Il confronto con la base militare di Aviano è ovvio: in Italia la gente si reca nei pressi dell’aeroporto per vedere partire i bombardieri della NATO. A Novi Sad, le persone vanno a vedere i danni causati dagli stessi aerei.